Mio nonno è una delle persone più fantastiche che conosco. Ecco perché:
Quando aveva solo 14 anni è emigrato negli Stati Uniti dalla Calabria. Nell'aprile del 1936 a bordo di un battello (chiamato "Il Conte di Savoia") in partenza da Napoli, è partito per New York City. Il piano prevedeva che suo padre, che viveva negli Stati Uniti già da un paio d'anni, lo avrebbe aspettato ad Ellis Island per portarlo a Providence, Rhode Island, dove aveva un piccolo negozio che vendeva prodotti italiani come la pasta.
Mio nonno aveva lavorato per suo zio, che era un sarto, nel suo paese, Grotteria. I due però non andavano molto d'accordo, a quanto pare mio nonno faceva la maggior parte del lavoro e non otteneva grosse ricompense, così ha colto al volo l'occasione di andare negli Stati Uniti per lavorare con il padre. Ci volle un anno per ottenere i documenti per l'espatrio, e poi partì.
Sulla barca, mio nonno pianse per la prima volta da quando aveva deciso di lasciare l'Italia. Lo ricorda sussurrando "Bella patria mia! Chissa' quando ti vedro'!" Si commuove ancora, 80 anni dopo, quando lo racconta.
La mia bisnonna era convinta che mio nonno sarebbe stato negli Stati Uniti per un paio di mesi e poi sarebbe tornato in Italia.
Il viaggio in barca per l'America durò 9 giorni. Quando arrivò a Ellis Island, aveva fame e comprò una banana da un venditore di frutta. Non ne aveva mai vista o mangiata una prima, ma la trovava buona, ed era diversa da qualsiasi cosa avesse mai mangiato in Italia. Suo padre però, era in ritardo e così dormì ad Ellis Island, quella notte.
Sul treno da New York a Providence, il mio bisnonno disse a suo figlio che aveva appena ricevuto un paio di casse di pomodori in scatola. Mio nonno era confuso, ma fece finta di sapere di cosa stava parland, dopo tutto, non aveva mai sentito parlare dei pomodori in lattine prima. Ricorda che era un po' deluso dai villaggi che vedeva dal finestrino del treno.
La mia bisnonna si sbagliava. Mio nonno non tornò in Calabria, almeno non per viverci, in realtà non ci tornò nemmeno per andarla a trovare per quasi 7 anni. In quegli anni lavorava nel negozio di suo padre, andava alla scuola media durante il giorno e prendeva lezioni serali per imparare l'inglese. Era così brillante e bravo che i suoi insegnanti lo spostarono rapidamente in classe con i madrelingua inglesi. Le sue lezioni preferite erano quelle di "business" e suonava l'ottavino nella banda della scuola. Ricorda ancora con imbarazzo quando suo padre gli fece indossare giacca e cravatta, il primo giorno di scuola. Il suo nome, Vincenzo, divenne Vincent, e poi è stato soprannominato di Jim (in realtà, noi lo chiamiamo Nonno Jim).
Mio nonno aveva un naturale senso per gli affari e aveva alcune nuove idee per il negozio di suo padre. Ha aperto un secondo negozio a Boston, che guadagnava bene. Quando aveva 24 anni, ha fondato la sua azienda, la "Supreme Caseifici", che si è specializzata nella produzione di formaggi italiani, per lo più ricotta e mozzarella. Visti i numerosi ristoranti e pizzerie italiani in Rhode Island, c'era un buon mercato per questi prodotti, e la società ha preso il volo. Nel frattempo, si è sposato con mia nonna, anche lei di Grotteria (presto le farò scrivere un guest post) nel 1953, ed ha avuto tre figli. Possedeva e gestiva la sua attività fino all'età di 85 anni.
Tutto ciò era nuovo ed eccitante, ma non è stato facile da creare.
In un certo senso, ho fatto anch'io come mio nonno: ho deciso di trasferirmi in un altro paese (stranamente, quello chelui ha scelto di lasciare). Tuttavia ha affrontato molte altre sfide: era più giovane di me, non parlava la lingua e non aveva mai visitato il paese dove stava per trasferirsi.
A quel tempo non c'erano i cellulari, FaceTime o Skype, la sua famiglia e la vita in Calabria erano molto lontano. Mio nonno ricevette una lettera di sua madre, con gli aggiornamenti sulla sua famiglia ogni due settimane circa, impensabile oggi, quando siamo in grado di inviare un messaggio dai nostri Smartphone. Nonostante tutte le sfide che ha inizialmente affrontato, è diventato stato un successo la sua vita. Io non sono così sicura di essere coraggiosa come lui. Lui è una delle persone più carismatiche che conosco, e sono orgogliosa di lui.
Ora che vivo a Roma, i miei nonni ed io ci sentiamo spesso su Skype grazie al tablet di mio nonno (cosa per lui incredibile, molto meglio di scrivere lettere). Lui è divertente, intelligente e sveglio come sempre. L'ultima volta che l'ho visto gli ho portato il Panforte da Siena, e in cambio lui mi ha dato un libro di cucina, scritto per i clienti del suo caseificio nel 1960. Le ricette sono tutte a base di ricotta o mozzarella. In onore di mio nonno, ho voluto preparare e condividere una di queste ricette con voi: le mozzarelle in carrozza.
Grazie a mio nonno per avermi dato l'ispirazione per fare questa ricetta!
(Nonno Jim, le preparerò la prossima volta che tornerò a casa!)
MOZZARELLE IN CARROZZA
Ingredienti:
6 fette di pane bianco senza crosta
1 mozzarella di bufala tagliata a fettine sottiili
1 uovo sbattuto
1 pizzico di sale
120g di latte
70g di farina
olio per friggere
Procedimento:
Formate dei panini con le fette di pane mettendo in mezzo la mozzarella, lasciando un po' di margine ai bordi e premeteli i bordi con le dita per sigillarli.
Versare il latte in una ciotola poco profonda, sbattete l'uovo in un altro piatto e mettete la farina su un terzo piatto. Aggiungete un po' di sale alle uova.
Scaldate l'olio in una padella a fuoco medio. Immergete i sandwich uno alla volta prima nel latte, poi nella farina, e poi nell'uovo. Friggete ogni sandwich nell'olio finché risulterà croccante e dorato su entrambi i lati. Tagliate a metà e servite.
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